I loro campi irrigati e concimati, sono coltivati con cura, e nei terreni montagnosi ogni pezzo di terra coltivabile è trattato con la vanga. I Cabili ànno conosciuto molte vicissitudini nella loro storia; ànno adottato per un certo tempo la legge musulmana per le eredità, ma si avvezzavano male e sono ritornati, cinquant'anni or sono, all'antica legge del costume delle tribù. Così il possesso dei terreni à presso di loro un carattere misto, e la proprietà privata fondiaria esiste a fianco del possesso comunale. Attualmente la base della loro organizzazione è il comune rurale, il thaddart, che è formato generalmente da parecchie famiglie composte (kbaroubas), rivendicanti una comune origine, ed anche da piccole famiglie straniere. Parecchi villaggi si raggruppano in clans o tribù (ârch); parecchie tribù formano la confederazione (thak'ebilt); e parecchie confederazioni possono talvolta costituire una lega, sopra tutto quando si tratta d'armarsi per la difesa.
I Cabili non riconoscono altra autorità che quella della djemmâa o assemblea dei comuni rurali. Tutti gli uomini d'età vi prendono parte, all'aria aperta, o in un edificio speciale fornito di sedili di pietra, e le decisioni della djemmàa sono prese all'unanimità: vale a dire che le discussioni continuano fino a che tutti quelli che sono presenti accettano di sottomettersi a qualche decisione. Poichè non vi sono affatto «autorità» in un villaggio rurale, per imporre una decisione, questo sistema è stato usato dal genere umano dappertutto dove si sono avuti dei comuni rurali, ed è ancora in vigore là ove i comuni rurali continuano ad esistere, cioè tra parecchie centinaia di milioni d'uomini.
| |
Cabili Cabili
|