Al momento in cui le ultime vestigia della libertà barbara sembravano vicine a sparire, la vita europea prese una nuova direzione. L'Europa, caduta sotto il dominio di migliaia di governatori, sembrava camminare, come le civiltà anteriori, verso un regime di teocrazie e di Stati dispotici, od anche verso un regime di monarchie barbare come quelle che troviamo ai giorni nostri nell'Africa; ma allora si produsse un movimento simile a quello che diede origine alle antiche città greche.
Con una unanimità che sembra quasi inconcepibile e che per lungo tempo non fu compresa dagli storici, i raggruppamenti urbani di ogni specie e fino i piccoli borghi, cominciarono a scuotere il giogo dei loro padroni spirituali e temporali. Il villaggio fortificato si sollevò contro il castello del signore, lo sfidò dapprima, lo assalì in seguito e finalmente lo distrusse. Il movimento si estese da luogo a luogo, trascinando tutte le città d'Europa, ed in meno di cento anni città libere sorgevano sulle coste del Mediterraneo, del Mare del Nord, del Baltico, dell'Oceano Atlantico, fino ai fiordi della Scandinavia; ai piedi degli Appennini, delle Alpi, della Foresta-Nera, dei Grampiani e dei Carpazi; nelle pianure della Russia, dell'Ungheria, della Francia, della Spagna. Dovunque, scoppiava la stessa rivolta, con le stesse manifestazioni, passando per le stesse fasi, conducente agli stessi risultati. Ovunque gli uomini trovarono o sperarono trovare qualche protezione dietro le mura della loro città, istituirono le «giurande», le «fraternite», le «amicizie» uniti in un'idea comune, ed avviantisi arditamente verso una nuova vita di solidarietà e di libertà. Riuscirono così bene che in trecento o quattrocento anni cambiarono la faccia dell'Europa.
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