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      Coprirono i paesi di belli e sontuosi edifici, testimonianti il genio delle libere unioni di uomini liberi, la bellezza e la potenza di espressione delle quali non è stata uguagliata poi: essi legarono alle successive generazioni tutte le arti, tutte le industrie, delle quali la nostra presente civiltà, con tutte le sue conquiste e le sue promesse per l'avvenire, non è che uno sviluppo. E se cerchiamo di scoprire le forze che ànno prodotto questi grandi risultati, noi le troviamo, non nel genio di singoli eroi, non nella potente organizzazione dei grandi Stati o nelle capacità politiche dei loro governanti, ma in questa stessa corrente di mutuo appoggio e di aiuto che abbiamo veduto all'opera nel comune rurale e che ritroviamo nel Medioevo, vivificata e rafforzata da una nuova specie d'uomini, animata dal medesimo spirito, formata su un nuovo modello: le corporazioni.
      Oggi è provato che il feudalismo non implicava la dissoluzione del villaggio rurale. Quantunque il signore fosse riuscito ad imporre il lavoro servile ai contadini e si fosse appropriato i diritti che prima appartenevano al comune rurale (imposta, manomorta, diritto sull'eredità e sui matrimoni), i contadini avevano tuttavia conservato i due diritti fondamentali del loro comune: il possesso in comune della terra e l'autogiurisdizione.
      Nel tempo antico, quando un re mandava il suo prevosto in un villaggio, i contadini lo ricevevano con i fiori in una mano e le armi nell'altra, domandandogli quale legge egli aveva l'intenzione d'applicare; quella che troverebbe nel villaggio, o quella che portava con sè? Nel primo caso gli offrivano i fiori e lo ricevevano; nel secondo caso lo respingevano con le armi.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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