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      Vi si trova la stessa idea dominante, la cattedrale simboleggiante l'unione delle parrocchie e delle gilde nella città, e la stessa varietà infinita nella ricchezza dei particolari.
      L'auto-giurisdizione era il punto essenziale, e auto-giurisdizione significava auto-amministrazione. Ma il comune non era semplicemente una parte «autonoma» dello Stato - queste parole ambigue non erano ancora state inventate - esso era uno Stato in se stesso. Aveva diritti di guerra e di pace, di federazione e di alleanza con i suoi vicini. Era sovrano nei propri affari e non si mischiava in quelli degli altri. Il potere politico supremo poteva essere rimesso interamente ad un foro democratico, come era il caso a Pskov, il di cui viétché inviava e riceveva gli ambasciatori, concludeva trattati, accettava e rinviava principi, o ne faceva a meno durante decine d'anni: oppure il potere era esercitato od usurpato da un'aristocrazia di mercanti o di nobili, come avveniva in centinaia di città d'Italia e del centro d'Europa. Il principio, tuttavia, rimaneva immutato: la città era uno Stato e, ciò che era ancora più notevole, quando il potere della città era usurpato da una aristocrazia di mercanti o di nobili, la vita interiore della città non ne risentiva che poco ed il carattere democratico della vita giornaliera non spariva; è che l'uno e l'altro dipendevano poco da ciò che si potrebbe chiamare la forma politica dello Stato.
      Il segreto di questa apparente anomalia, è che una città del Medioevo non era uno Stato accentrato.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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