È facile capire come l'auto-giurisdizione della città potesse nascere dalla speciale giurisdizione del mercato, quando quest'ultimo diritto era accordato, volentieri o no, alla città stessa. Questa origine della libertà della città, di cui troviamo traccia in molti casi, imprimeva necessariamente un dato carattere al loro ulteriore sviluppo. Da ciò una predominanza della parte commerciante della comunità. I borghesi, che possedevano una casa nella città, al suo sorgere, ed erano comproprietari dei terreni di essa, costituivano spesso una corporazione mercantile che teneva in suo potere tutto il commercio cittadino; e quantunque al principio qualsiasi borghese, ricco o povero, potesse far parte della corporazione dei mercanti ed il commercio sembra fosse esercitato dalla città mediante i suoi commissari, la corporazione diventò poco a poco una specie di corpo privilegiato. Essa escludeva gelosamente gli stranieri, che ben presto affluirono nelle città libere, dal far parte della corporazione e serbava i vantaggi del commercio a qualche famiglia che aveva appartenuto alla «borghesia» al momento della emancipazione. Era certamente un danno questo costituirsi di un'oligarchia mercantile. Ma già nel X secolo ed ancora più durante i due secoli successivi, i principali mestieri, organizzati pure in corporazioni, furono abbastanza potenti per opporsi alle tendenze oligarchiche dei mercanti.
Ogni corporazione d'artigiani praticava la vendita in comune dei suoi prodotti e la compra in comune delle materie prime.
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