Ogni prateria, ogni campo, ogni fiume, ogni strada intorno alla città, ed ogni uomo nella campagna appartenevano ad un signore.
L'odio dei borghesi contro i baroni feudali è espresso in modo molto caratteristico nei termini dei differenti statuti che i signori furono costretti a firmare. Enrico V è obbligato a firmare nello statuto, accordato a Spira nel 1111, che egli libera i borghesi da «l'orribile ed esecrabile legge della manomorta, che à immerso la città nella più profonda miseria «von dem scheusslichen und nichtswürdigen Gesetze, welches gemein Budel genant wird», (Kallsen, I, 307). Il decreto di Baiona scritto verso il 1273 contiene dei passi come questo: «I popoli sono anteriori ai signori; è il popolo minuto, più numeroso degli altri, che, volendo vivere in pace, fece dei signori per contenere ed abbattere i forti» e così di seguito (Giry, «Istituzione di Rouen», I, 117, citato dai Luchaire, pag. 24). Uno statuto sottoposto alla firma del re Roberto è ugualmente caratteristico: «Non ruberò nè buoi, nè altri animali. Non mi impadronirò dei mercanti, nè prenderò il loro denaro, nè imporrò delle taglie. Dal giorno dell'Annunciazione fino al giorno di Ognissanti io non prenderò nè cavallo, nè giumento, nè puledro nelle praterie. Non brucerò i mulini, nè ruberò la farina. Non proteggerò affatto i ladri, ecc.» (Pfister à pubblicato questo documento riprodotto dal Luchaire). Lo statuto «accordato» dall'arcivescovo di Besançon, Ugo, nel quale egli è costretto ad enumerare tutti i misfatti dovuti ai suoi diritti della mano morta, è pure caratteristico.
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