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Ma perchè prendere la pena d'insistere sui progressi delle scienze e delle arti nella città del Medioevo? Non basta menzionare le cattedrali nel dominio dell'abilità tecnica, o la lingua italiana e il poema di Dante nel dominio del pensiero per dare immediatamente la misura di ciò che la città medioevale creò durante i quattro secoli che essa visse?
Le città del Medioevo ànno reso un immenso servizio alla civiltà europea. Esse le ànno impedito di avviarsi verso le teocrazie e gli Stati dispotici dell'antichità; le ànno dato la varietà, la fiducia in se stessa, la forza d'iniziativa e le immense energie intellettuali e materiali che possiede oggi e che sono la miglior garanzia della sua attitudine a resistere ad una nuova invasione che venga dall'Oriente. Ma perchè dunque questi centri di civiltà che rispondevano ai bisogni profondi della natura umana e che erano sì pieni di vita, non vissero di più? Perchè furono colpiti da debolezza senile nel XVI secolo, e dopo aver respinto tanti assalti del di fuori ed aver trovato dapprima un nuovo vigore nelle lotte interne, perchè, finalmente, soccombettero sotto questi doppi attacchi?
Delle cause varie contribuirono a questo risultato, certe avevano le loro radici in un lontano passato, altre venivano dalle colpe commesse dalle città stesse.
Verso la fine del XV secolo, dei potenti Stati, ricostruiti sul vecchio modello romano, cominciavano già a costituirsi. In ogni regione qualche signore feudale, più abile, più avido di ricchezze e spesso meno scrupoloso dei suoi vicini era riuscito ad appropriarsi dei più ricchi dominî personali, più contadini nelle sue terre, più cavalieri nel suo seguito, più tesoro nei suoi scrigni.
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