Con questi insegnamenti e questi esempi, continuamente ripetuti e forzanti la opinione pubblica, lo spirito stesso dei cittadini fu modellato in nuova maniera. Ben presto nessuna autorità fu trovata eccessiva, nessuna esecuzione a fuoco lento parve troppo crudele, poichè era compiuta «per la sicurezza pubblica». Con questa nuova direzione dello spirito, e questa nuova fede nella potenza d'un uomo, il vecchio principio federalista svanì ed il genio creatore nelle masse si estinse. L'idea romana trionfava, ed in queste circostanze lo Stato accentrato trovò nella città una facile preda.
Firenze nel XV secolo offre l'esempio di questo mutamento. Prima una rivoluzione popolare era il segnale d'un nuovo slancio. Ora, quando il popolo spinto dalla disperazione insorge, non à più idee costruttive; nessuna idea nuova lo illumina. Un migliaio di rappresentanti entrano nel consiglio comunale invece di quattrocento; cento uomini entrano nella Signoria invece di ottanta. Ma una rivoluzione in cifre non vuol dir niente. Lo scontento del popolo cresce e delle nuove rivolte scoppiano. Allora si fa appello ad un salvatore - al «tiranno». Egli massacra i ribelli, ma il disgregamento del corpo comunale continua, peggio che mai. E quando dopo una nuova rivolta il popolo di Firenze si rivolge all'uomo più popolare della città, Gerolamo Savonarola, il monaco risponde: «Oh, mio popolo, tu sai bene che non posso occuparmi degli affari dello Stato... purifica la tua anima, e se in questa disposizione di spirito tu riformi la tua città, allora, popolo di Firenze, tu avrai inaugurata la riforma di tutta l'Italia!
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