Sotto questa politica funesta e durante le guerre senza fine che essa generò, regioni intere, altra volta popolose e ricche, furono totalmente rovinate e devastate; fiorenti città diventarono borghi insignificanti; le strade stesse che univano le città divennero impraticabili. L'industria, l'arte e la scienza decaddero. L'istruzione politica, scientifica e giuridica fu messa a servizio dell'idea dell'accentramento dello Stato. Nelle università e nelle chiese si insegnò che le istituzioni che avevano permesso agli uomini di manifestare in altro tempo il loro bisogno d'aiuto reciproco, non potevano essere tollerate in uno Stato bene ordinato. Lo Stato solo poteva rappresentare i legami d'unione tra i soggetti. Il federalismo ed il «particolarismo» erano i nemici del progresso di cui lo Stato era il solo iniziatore, la sola vera guida. Alla fine del XVIII secolo, i re nell'Europa centrale, il Parlamento nelle Isole Britanniche, e la Convenzione rivoluzionaria in Francia, benchè tutti questi paesi fossero in guerra gli uni contro gli altri, erano d'accordo tra loro per dichiarare che nessuna unione distinta tra cittadini dovesse esistere nello Stato; che i lavori forzati o la morte erano i soli castighi che convenissero ai lavoratori che osassero entrare nelle «coalizioni». «Nessun Stato nello Stato!». Lo Stato soltanto e la Chiesa di Stato dovevano occuparsi dell'interesse generale, mentre i sudditi dovevano rappresentare indeterminate agglomerazioni di individui, senza nessun legame speciale, obbligati a fare appello al governo ogni volta che potevano sentire una comune necessità.
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