Le volpi, le donnole, le sarighe si rimpinzavano; anche l'armadillo insettivoro si mise a dar la caccia ai topi».
Le galline diventavano del tutto rapaci, i «tiranni gialli (Pitangus) e i Guiras non si nutrivano che di topi». Nell'autunno innumerevoli cicogne e gufi brachyotes arrivarono per prendere anch'essi parte al generale festino. Poi venne un inverno di siccità continua; l'erba secca fu mangiata o si ridusse in polvere; e i topi privi di rifugio e di nutrimento, morirono in massa. I gatti rientrarono nelle case, i gufi brachyotes - che sono viaggiatori - abbandonarono la regione; mentre le piccole civette terriere furono costrette ad un regime così ridotto che diventarono appena capaci di volare «e s'aggiravano attorno alle case tutto il giorno alla ricerca di qualche nutrimento». I montoni ed il bestiame perirono in numero incredibile in quell'inverno, durante un mese di freddo che seguì la siccità. Quanto ai topi, Hudson scrive che «appena qualche miserabile avanzo ne sussistette per perpetuare la specie dopo questa grande strage».
Quest'esempio offre pure un altro interesse: mostra come nelle pianure e negli altipiani, l'accrescimento improvviso di una specie, attiri immediatamente dei nemici venuti di fuori, e come le specie che non trovano protezione nella loro organizzazione sociale debbono necessariamente soccombere.
Lo stesso autore ci dà un altro eccellente esempio osservato nella Repubblica Argentina. Il coypou (Myopotamus coypù), è, in questo paese, un roditore molto comune: à la forma di un topo, ma pure è tanto grosso quanto una lontra.
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