Secondo ogni probabilità, egli non fece che sottometterli alla legislazione regia, come Filippo il Bello, quindici secoli più tardi, sottopose le arti della Francia, con loro grande detrimento, alla sorveglianza ed alla legislazione reale. Si dice pure che uno dei successori di Numa, Servio Tullio, promulgasse certe leggi concernenti i collegi.375
È dunque naturale che gli storici si siano domandati se le gilde, che presero un così grande sviluppo nel XII secolo, ed anche nel X e nell'XI secolo, erano una rinascenza degli antichi «collegi» romani: tanto più che questi ultimi, come abbiamo testè veduto nella citazione precedente, corrispondevano del tutto alle gilde del Medio Evo.376
Si sa infatti che corporazioni sul modello romano esistettero nella Gallia meridionale fino al V secolo. Oltre a ciò, una iscrizione trovata in scavi fatti a Parigi, mostra che una corporazione di nautoe esisteva sotto Tiberio; ed in uno statuto concesso ai «mercanti d'acqua» di Parigi nel 1170, i loro diritti sono citati come esistenti ab antiquo (stesso autore, pag. 51). La conservazione delle corporazioni durante il principio del Medio Evo in Francia dopo le invasioni barbariche non avrebbe dunque niente di straordinario.
In onta a ciò, non si saprebbe sostenere che le corporazioni olandesi, le gilde normanne, gli artels russi, gli amkari georgiani, ecc., abbiano necessariamente un'origine romana od anche bizantina. Certo le relazioni tra la Normandia e la capitale dell'Impero Romano d'Oriente erano attive, e gli Slavoni (come lo ànno provato degli storici russi e particolarmente Rambaud) vi presero viva parte.
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