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      Voi spossate nelle fatiche le vostre persone, perch'egli possa vezzeggiarsi nelle delizie, e guazzare ne' suoi immondi, e brutali piaceri. Voi v'infiacchite, affine di renderlo più vigoroso, e forte per tenervi più corta la briglia. E pure sarebbe in vostra mano di sottrarvi da tante indegnità, che le stesse bestie, o non proverebbero, o certamente non tollererebbero, non dirò già se v'attentaste di liberarvene, ma soltanto di volerlo. Siate determinati di non voler più servire ed eccovi liberi. Io non pretendo già che voi lo scuotiate, nè che il respingiate, basta soltanto, che cessiate di sostenerlo, e lo vedrete tosto a guisa d'un gran colosso, cui vien sottratta la base, precipitare, e spezzarsi sotto il proprio peso.
      Ma in verità i medici consigliano saggiamente di non por mano alle piaghe incurabili ed io non la faccio da saggio in voler consigliare a questo riguardo il popolo, che già da gran tempo ha perduto ogni sentimento, e la cui stessa insensibilità dimostra evidentemente essere mortale la di lui malattia. Indaghiamo soltanto per via di conghiettura, se mai rinvenir potessimo la cagione, per la quale si è in lui sì fattamente radicata l'ostinata voglia di servire, che sembra ormai, che l'amore stesso della libertà abbia cessato di essergli così naturale.
      Primieramente egli sembra, a parer mio indubitabile, che se noi vivessimo coi dritti, che la natura ci ha dati, e secondo la norma, che ci ha additata, noi saremmo naturalmente obedienti ai parenti, soggetti alla ragione, ma schiavi di nessuno con quell'obbedienza, che ciascuno, senz'altro avvertimento, che quello della sua propria naturale inclinazione, presa ai suoi genitori.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55