Pagina (20/55)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I semi del bene, che in noi colloca la natura sono così minuti, e sdruccievoli, che resistere non possono al menomo urto di una istituzione contraria. Essi conservansi puri colla stessa facilità, colla quale s'imbastardiscono, si dileguano, e convertonsi in nulla: come appunto accade nè più nè meno negli alberi fruttiferi, ciascuno de' quali ha la sua particolare natura, che mantiene finchè lasciasi vegetare a sua posta, ma che perde immediatamente, per produrre altrefrutta diverse dalle sue, a tenore che viene inoculato. Ogni erba ha le sue proprietà, la sua natura e le sue particolarità: purtuttavia il gelo, il tempo, il suolo, e la mano del giardiniere o accrescono, o diminuiscono di molto le loro virtù. Una pianta, che si è veduta in un luogo, non si ravvisa più in un altro. Chi vedesse i Veneziani quel pugno d'uomini, che vivono con tanta libertà che il più meschino di loro non cambierebbesi con un re; che tutti sono nati, ed educati in modo tale, che altra ambizione non hanno, se non quella di fare a chi più può, affin di conservare con maggiore studio, la loro libertà, e che sono sì fatti ed ammaestrati sin dalla culla, che non vorrebbero rinunziare a una benchè minima particella della loro indipendenza per tutte le altre delizie del mondo chi avesse veduto, dico, cotesti uomini, e che partendo da loro si recasse nelle terre di colui, che vien da noi chiamato il Gran Signore, ritrovandovi delle genti, che non possono essere nate ad altro, che a servirlo, e che per mantenerlo sacrificano la loro vita, potrebbe egli mai credere, che quelli, e questi fossero della stessa natura?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





Veneziani Gran Signore