È certo, che i soli Spartani diceano ciò ch'era conveniente di dirsi; ma questi, e quello ragionavano a seconda della rispettiva loro educazione, avvegnacchè era impossibile, che il Persiano compiangesse quella libertà, che non avea mai conosciuta, nè che i Lacedemoni tollerassero la soggezione dopo aver gustato l'indipendenza.
Catone d'Utica ancor giovinetto, e sotto la verga magistrale, solea spesso andare, e venire dalla casa di Silla il Dittatore, nè mai era per lui chiusa quella porta, tanto a cagione del suo grado, e della sua famiglia, quanto per esser fra di loro prossimi parenti: allorchè vi andava era egli sempre accompagnato dal suo precettore, com'era usanza di tutti i giovinetti distinti. Egli s'accorse che nel palagio di Silla, chi veniva catturato, chi condannato, altri era bandito, altri strozzato, questi veniva a domandargli la confiscazione de' beni, quegli la testa di qualche cittadino; tutto insomma vi accadeva non già come presso di un magistrato della città, ma come presso un tiranno dol popolo, non come in un tribunale di giustizia, ma come in una spelonca della tirannia. A cotal vista cotesto generoso fanciullo disse al suo precettore(6): "perchè non mi dai tu un pugnale? io l'asconderò sotto la mia veste, ed entrando spesso nella stanza di Silla, prima ch'ei siasi alzato dal letto, mi sento bastante vigore nel braccio per isbarazzarne la Città ". Ecco veramente un linguaggio degno di Catone. Un tal principio di sì gran personaggio corrisponde a maraviglia alla sua morte.
| |
Spartani Persiano Lacedemoni Utica Silla Dittatore Silla Silla Città Catone
|