Così dicea Scipione (se non m'inganno il grande Africano) che avrebbe piuttosto voluto aver salvata la vita ad un sol cittadino, che disfatto cento nemici. Ma è certamente indubitabile, che un tiranno non crede giammai bene stabilita la sua potenza, finchè non è pervenuto a quel punto di non avere più tra i suoi sudditi un solo uomo di valore. Gli si potrà dunque dire a buon dritto, ciò che Trasone in Terenzio vantasi d'aver rinfacciato al domatore degli Elefanti:
Perch'hai sopra le belve un truce impero,
Or tu sei così audace, e così fero(10)?
Ma cotesta malizia de' tiranni di render simili ai bruti i loro sudditi in niun'altra cosa si fa più patentemente conoscere, che in ciò che fece Ciro co' Lidi, dopo essersi impadronito di Sardi Capitale della Lidia, ed aver preso a discrezione Creso quel sì ricco Monarca, e condottolo seco cattivo. Essendogli stata recata novella, che i Sardiani eransi ribellati, non istentò guari(11) a ridurseli di nuovo in potestà. Ma non volendo più sottoporre al sacco quella sì bella Città, nè essere altronde sempre costretto a tenervi un'armata per presidiarla, avvisossi d'un grand'espediente per assicurarsene. Egli vi stabilì de' Lupanari(12), delle bettole, e de' publici giuochi, e fece publicar legge, che gli abitanti dovessero prevalersene. Trovossi egli così soddisfatto d'un tal presidio, che d'indi in poi non ebbe mai più occasione d'impugnar spada contro i Lidj. Quelle povere genti infelici si occuparono sì fattamente in inventarvi ogni sorta di giuochi, che i latini ne tirarono la loro voce di Ludi; quasi avessero voluto dir Lidj, per disegnare i giuochi, che noi chiamiamo passatempi.
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