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      Similmente il tiranno soggioga i sudditi gli uni per mezzo degli altri, e si fa custodire da quelli, dai quali, se avessero qualche valore, dovrebbe il più guardarsi; ma è necessario, come dicesi, per ispaccar le legna di farsi de' cunei delle legna stesse. Ecco i suoi arcieri, ecco le sue guardie, ecco i suoi alabardieri. Non è già, che costoro non soffrano anche talvolta moltissimo dal tiranno: ma codesti uomini di perduta vita, e abbandonati da Dio, e dagli uomini si contentano di tollerare il male per poterne fare agli altri, e non già a colui, dal quale ne ricevono, ma a quelli, che ne soffrono al par di loro e senza lor colpa. Purtuttavolta vedendo codesti sciagurati, che adulano il tiranno per fare il fatto loro col mezzo della di lui tirannia, e della schiavitù del popolo, spesso m'avviene di strasecolar della loro sceleraggine, e qualche volta ancora di sentire quasi pietà della loro stoltezza. Conciosiachè quale altra cosa è mai l'accostarsi al tiranno, se non che allontanarsi sempre più dalla libertà, e stringere per così dire con amendue le mani, ed avviticchiarsi colla servitù? Spoglinsi essi un pochettino della loro ambizione, mettano alquanto da parte la loro avarizia, e poi rimirino se stessi, si riconoscano, e vedranno chiaramente che i contadini, ed i villani, ch'essi non cessano di calpestare quanto più possono, e di trattare da schiavi, e da forzati, e vedranno, io dico, che costoro, comechè così malmenati, sono tuttavia al loro confronto più felici, e in certo modo liberi.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





Dio