L'artigiano, e l'agricoltore per soggiogati, che sieno, se la passano col far ciò che loro viene imposto. Ma il tiranno vede coloro, che lo circondano come tanti accattoni, e mendicanti del di lui favore. Essi non debbono eseguire soltanto ciò ch'egli comanda, ma pretende, ch'essi indovinino ciò che brama, e spesso spesso per piacergli hanno da prevenire i di lui stessi pensieri. Non basta per costoro, l'obbedienza vi fa d'uopo ancora della compiacenza. Bisogna, che si macerino, che si tormentino, che s'uccidano a fatigare per gl'interessi di lui, e di più, che godano del di lui piacere, che resistano alle proprie inclinazioni per secondare le sue, che contrarino il loro temperamento, e che cangino la loro natura. È mestieri che stiano attenti alle sue parole, ai menomi suoi accenti, ad ogni cenno, e ad ogni occhiata, e che non abbiano nè occhi, nè piedi, nè mani, se non per istare in agguato a spiare le di lui volontà, e conoscere i di lui pensieri. Ed è ella cotesta una vita felice? O piuttosto può questa chiamarsi vita? Qual cosa al mondo è di questa più intollerabile? non dirò già per un uomo ben nato, ma per un uomo, che abbia il senso comune, o se non altro per uno, ch'abbia meramente l'aspetto umano? Quale più miserabile condizione vi può mai essere di quella di vivere in modo da non posseder nulla da per sè, ma da tener tutto da un altro suoi agi, la sua libertà, il suo corpo, e la sua medesima vita?
Ma costoro vogliono servire per guadagnar ricchezze, quasi che fosse loro possibile d'acquistar qualche cosa che loro appartenesse, quando non possono neppur dire d'esser padroni delle proprie loro persone?
| |
|