Può sembrare dall'altra parte, che a ciò alluda Callimaco nel suo Inno in cui dice che Erisictone prende una risoluzione più empia mentre insulta Cerere, e taglia un albero consagrato a questa Dea; del che fù punito con una fame insaziabile, come Ovidio lo rapporta molto a lungo verso la fine dell'ottavo lib. delle sue Metamorfosi, che ha improntato da Callimaco questa favola.
(25) Imperciocche un re, che avesse gli occhi aperti su i proprj interessi, non potrebbe astenersi di vedere, che coll'impoverire i suoi sudditi, impoverirebbe ancora sicuramente se stesso, come un giardiniere, che dopo aver raccolto il frutto da suoi alberi gli taglierebbe per venderli. Alessandro il grande comprese sì bene questa verità, ch'egli si fece una legge di non imporre ai popoli conquistati in Asia altro tributo, che quello, ch'eran soliti di pagare a Dario: ed avendogli qualcuno fatta rimostranza, che potea trarre rendita maggiore da un sì vasto impero, rispose, che non amava il giardiniere, che tagliava fino alla radice i cavoli, di cui non doveva raccogliere, che le cime. Questa risposta è fondata sul semplice senso comune, niente di meno trovansi nell'istoria molti principi, che hanno voluto meglio seguire l'esempio del giardiniere, che scioccamente si avvisa di dissecare egli stesso la sorgente della sua rendita, che d'imitare la savia moderazione di Alessandro, colla quale si assicurava un fondo inesauribile di ricchezza.
(26) Cioè che Burro, Seneca, e Trasea non sono caduti in tali inconvenienti, che per essere stati uomini dabbene.
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