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      Nondimeno l'espressione del naturalizzare la storia, che intesa in senso troppo lato e generico può dare occasione agl'indicati equivoci, quando venga invece usata con la debita cautela e in modo approssimativo, compendia in breve la critica di tutte le vedute ideologiche, le quali nella interpretazione della storia partono dal presupposto, che opera o attività umana sia la stessa cosa che arbitrio, elezione e disegno.
      Ai teologi tornava facile e comodo di ricondurre il corso delle cose umane ad un piano o disegno, perché saltavano a piè pari dall'esperienza ad una mente presunta che regoli l'universo. I giuristi, che ebbero per primi occasione a ritrovare nelle istituzioni che formano oggetto dei loro studii un certo filo conduttore di forme che si succedono con una qualche evidenza, trasferirono, come trasferiscono tutt'ora senza grande imbarazzo, la ragion ragionante, che è il loro mestiere, alla spiegazione di tutta la vasta materia sociale, che è tanto complicata. I politici, i quali piglian naturalmente le mosse loro dall'esperienza di ciò che i direttori dello stato, o per l'acquiescenza delle masse soggette, o profittando delle antitesi degl'interessi dei vani gruppi sociali, possono volere ed eseguire a disegno, di proposito e con intenzione, sono inclinati a vedere nel succedersi delle cose umane soltanto il variare di tali disegni, propositi ed intenzioni. Ora la nostra concezione, rivoluzionando nei fondamenti le presupposizioni dei teologi, dei giuristi e dei politici, mette capo all'assunto, che opera ed attività umana in genere non è sempre una medesima cosa, nel corso della storia, con la volontà che operi a disegno, con piano preconcetti, e con la libera scelta dei mezzi; ossia non è una e medesima cosa con la ragion ragionante.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163