La miracolosa ed ammirata arte politica si risolve per ciò in un enunciato assai semplice: applicare una forza, o un sistema di forze, ad un insieme di resistenze.
Il primo e più difficile passo è fatto quando si giunge a risolvere lo stato nelle condizioni sociali, da cui esso trae origine. Ma queste condizioni sociali stesse sono state poi precisate con la teoria delle classi; la genesi delle quali è nella maniera delle varie occupazioni, data la distribuzione del lavoro, e ossia dati i rapporti che coordinano e vincolano gli uomini in una determinata forma di produzione.
A questo punto il concetto dello stato ha cessato di rappresentare la causa diretta del movimento storico, in quanto presunto autore della società: perché s'è visto, che in ogni sua forma e variazione esso non è, se non l'ordinamento positivo e forzato di un determinato dominio di classe, o di una determinata accomodazione di diverse classi. E poscia, per ulteriore conseguenza di tali premesse, si e giunti da ultimo a riconoscere, che la politica, in quanto arte di operare a disegno, è una parte assai piccola del movimento generale della storia, ed è una parte non grande della formazione e dello sviluppo dello stato stessa; nel quale molte cose, ossia molte relazioni, nascono e si svolgono per necessaria accomodazione, per tacito consenso, per subita o tollerata violenza, per intuitivo ripiego. Il regno dell'inconsapevole, nel senso di ciò che non è voluto ad arbitrio, a disegno o per elezione, ma che si determina e si fa per succedersi di abiti, di consuetudini, di accomodazioni e così via, è divenuto assai largo nel campo delle conoscenze che formano oggetto della scienza storica; e la politica, che era stata assunta a regola di spiegazione, è diventata essa stessa la cosa da spiegare.
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