E d'altra parte il razionalismo degli Stoici, e dei loro contemporanei e seguaci fu di mera contemplazione, e non produsse intorno a sé un moto rivoluzionario. L'ideologia del diritto di natura, che da ultimo ebbe nome di filosofia del diritto, fu invece sistematica, partì sempre da enunciati generali, e fu inoltre battagliera e polemica, e anzi fu alle prese con l'ortodossia, con l'intolleranza, col privilegio, coi corpi; combatté, insomma, per le libertà, che ora costituiscono i fondamenti della società moderna.
Nell'ambito di cotesta ideologia, che era un metodo di combattimento, germogliò per la prima volta, in forma tipica e decisiva, il pensiero, che c'è un diritto che è una cosa sola con la ragione. I diritti contro i quali si combatteva apparivano come una deviazione, come un regresso, come un errore.
Da questa fede nel diritto razionale nasceva la credenza cieca nella forza del legislatore, che apparisce così ravvolta nelle forme del fanatismo nei momenti acuti della Rivolozione Francese.
Di qui la persuasione, che la società tutta debba essere come investita da un solo diritto, eguale per tutti, sistematico, logico, conseguente. Di qui la convinzione, che un di-ritto il quale garentisca a tutti l'eguaglianza giuridica, che è la facoltà del contrattare, garentisca anche a tutti la libertà. E giù tutto il resto! Col trionfo del vero diritto trionfa la ragione, e la società regolata dal diritto eguale per tutti è la società perfetta!
Quali illusioni fossero in fondo a tali tendenze è inutile di dire.
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