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      Piccoli e grossi borghesi, agrarii ed industriali, avvocati dei poveri e difensori della ricchezza accumulata, monarchici e democratici, socialisti e reazionarii si sono affannati a trarre in qua e in là l'azione dei poteri pubblici, e a sfruttare le contingenze della politica e l'intrigo parlamentare per trovare garenzie e difese a determinati interessi, o nella interpretazione di un diritto esistente, o nella creazione di un nuovo diritto. Buona parte di esso fu più volte rifatta; e si videro le più strane oscillazioni, dall'umanitarismo che difende anche i poveri, e per fino gli animali, alla proclamazione della legge stataria. Al diritto fu levata la maschera; e n'è rimasto profanizzato.
      Ed ecco subentrato il sentimento dell'esperienza, e da questa è derivata una enunciazione tanto precisa per quanto modesta: ogni diritto fu ed è la difesa, o consuetudinaria, o autoritaria, o giudiziaria, di un determinato interesse; e di qui alla riduzione all'economia non c è che un passo.
      Se la concezione materialistica è venuta da ultimo a suggellare coteste tendenze in una veduta esplicita e sistematica, gli è perché la sua orientazione è stata determinata dall'angolo visuale del proletariato. Questo è il prodotto necessario, ed è ad un tempo la condizione indispensabile di una società, nella quale tutte le persone in astratto sono eguali in diritto, ma le condizioni materiali dello sviluppo e della libertà degli individui sono disuguali. I proletarii sono le forze, per l'esercizio delle quali i mezzi di produzione accumulati si riproducono, e si rifanno in nuova ricchezza: ma essi stessi non vivono, se non reggimentandosi intorno al capitale, e dall'oggi al dimani passano nella condizione di disoccupati, di poveri e di emigranti.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163