Essi sono l'esercito del lavoro sociale, ma i loro capi sono i loro padroni. Essi sono la negazione del giusto, nel regno del diritto; ossia sono l'irrazionale, nel preteso dominio della ragione.
Dunque la storia non fu il processo per giungere all'impero della ragione del diritto; ma non fu fino ad ora se non la serie delle mutazioni nelle forme della soggezione e della servitù. Dunque la storia consiste tutta nella lotta degl'interessi, e il diritto non è se non l'espressione autoritaria di quelli che han trionfato. Con tali enunciazioni non si giunge certo a spiegare ogni singolo diritto, che sia apparso nella storia, per via della immediata visione del rispettivo interesse. Le cose storiche sono assai complicate; ma queste enunciazioni generali bastano ad indicare lo stile e il metodo della ricerca, che si è oramai sostituita alla ideologia giuridica.
IX.
Qui vengono in buon punto alcune formule riassuntive.
Date le condizioni di sviluppo del lavoro, e dei suoi appropriati congrui istrumenti, la struttura economica della società, ossia la forma della produzione dei mezzi immediati della vita, determina sopra un terreno artificiale, in primo luogo e per diretto, tutta la rimanente attività pratice dei consociati, e il variare di tale attività nel processo che chiamiamo storia, e cioè: - la formazione, l'attrito, le lotte e la erosione delle classi; - lo svolgimento corrispettivo dei rapporti regolativi, così del diritto, come della morale; - e le ragioni e i modi di subordinazione e di soggezione, degli uomini verso gli uomini, col rispondente esercizio del dominio e dell'autorità, ciò, insomma, in cui da ultimo si origina e consiste lo stato: e determina in secondo luogo l'indirizzo, e in buona parte, e per indiretto, gli obietti della fantasia e del pensiero, nella produzione dell'arte, della religione e della scienza.
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