I prodotti di primo e di secondo grado, per gli interessi che creano, per gli abiti che ingenerano, per le persone che coordinano, specificandone l'animo e le inclinazioni, tendono a fissarsi e ad isolarsi come per sé stanti; e di qui nasce la veduta empirica, secondo la quale diversi fattori indipendenti, con propria efficacia e con proprio ritmo di movimento, concorrerebbero a formare il processo storico, e le rispettive configurazioni sociali che successivamente ne resultano. Fattori - se mai cotesta parola deve usarsi - veri e propri e positivi della storia, dalla sparizione del comunismo primitivo in qua, e fino ad ora, furono e sono le classi sociali, in quanto consistono in differenziazioni d'interessi, che si esplicano in determinati modi e forme di opposizione (- da cui di genera l'attrito, il moto, il processo e il progresso -).
Le variazioni della sottostante struttura (economica) della società, che a prima vista ci si manifestano intuitivamente nell'agitarsi delle passioni, si svolgono consapevolmente nelle lotte contro un diritto o per il diritto, e si avverano nello scuotimento e nella rovina di un determinato ordinamento politico, hanno, in realtà, la loro adeguata espressione solo nell'alternarsi delle relazioni esistenti fra le diverse classi sociali. E queste relazioni mutano per l'alterarsi dei rapporti, che precedentemente correano, tra la produttività del lavoro e le condizioni (giuridico-politiche) di coordinamento tra i cooperanti della produzione.
E, in fin delle fini, tali rapporti tra la produttività del lavoro e la coordinazione dei cooperanti si alterano per il mutare degli istrumenti (- nel senso lato della parola -) occorrenti alla produzione.
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