Corre assai più spiccio il ragionamento su la scienza.
Di questa fu scritta per gran tempo la storia in modo ingenuo. Dato ed ammesso che le singole scienze avessero il loro compendio nei manuali e nelle enciclopedie, pareva bastasse di ritrovare cronologicamente l'apparizione dei singoli enunciati, risolvendo l'insieme del riassunto sistematico negli elementi di cui esso s'è andato successivamente componendo. Il presupposto generale era altrettanto semplice: - in fondo a questa cronologia c'è la ragione che si svolge e progredisce.
Codesto metodo, se metodo può chiamarsi, recava in sé questo piccolo inconveniente: che, cioè, lasciava tutto al più intendere come da scienza che già esista derivi altra scienza a fil di ragione, ma non lasciava punto intravvedere, per quali condizioni di fatto gli uomini fossero spinti a trovare la prima volta la scienza; ossia a ridurre in una determinata e nuova forma la meditata esperienza. Si trattava, insomma, di ritrovare, perché storia effettiva della scienza ci sia, la origine del bisogno scientifico; il che poi lega in via genetica questo agli altri bisogni, nella continuità del processo sociale.
I grandi progressi della tecnica moderna, nella quale veramente consiste la sostanza intellettuale dell'epoca borghese, han fatto tra gli altri miracoli anche questo, di rivelarci per la prima volta la origine pratica del tentativo scientifico. (O tu indimenticabile Accademia fiorentina, che pigliasti nome dal cimento, quando l'Italia era al crepuscolo di sua passata grandezza, e la società moderna era all'aurora della nuova epoca della industria.
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Accademia Italia
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