XI.
Usando di questa dottrina, come di nuovo principio di ricerca, come di preciso mezzo di orientazione, e come di determinato angolo visuale, si potrà poi, da ultimo, riuscire ad un rifacimento narrativo ed espositivo della storia?
Alla domanda generica non si può a meno di dare, in genere, una risposta affermantiva. Perché, in effetti, se si dà il caso, che il comunista critico, ossia il sociologo del materialismo economico, o come ora volgarmente dicesi, il marxista, abbia la necessaria preparazione critica, e l'abito della trattazione storica, e poi le doti di esposizione che occorrono alla narrazione ordinata ed efficace, non c'è ragione per affermare, che egli non possa scrivere la storia, come fino ad ora la scrissero i seguaci di ogni altra scuola politica.
Ecco lì l'esempio di Marx in persona, nel quale è un argomento di fatto, che non ammette replica. Lui, che fu il primo e principale ritrovatore dei concetti decisivi di questa dottrina, la ridusse ben presto in istrumento di orientazione politica, da pubblicista insuperato, durante il periodo rivoluzionario del 1848-50. E poi la plasmò con la massima precisione, in quel saggio che s'intitola del: Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, del quale ora può dirsi, a tanta distanza di anni, e dopo tante pubblicazioni, che fatta eccezione di qualche minuto particolare e di qualche errata previsione, non ci sarebbe modo di arrecarvi, né correzioni, né complementi notevoli. Né starò qui a ripetere, a guisa di chi faccia una bibliografia, l'elenco dei varii scritti attinenti all'applicazione della dottrina, o del Marx stesso o dell'Engels - il quale ultimo, dalla Guerra dei contadini (1890) fino allo scritto postumo su le Origini della presente unità di Germania, ne ha lasciato tanti saggi, - o degli immediati continuatori loro, e dei volgarizzatori del socialismo scientifico.
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