Non si tratta di scovrire e di determinare il terreno sociale solamente, per poi farvi apparir su gli uomini, come tante marionette, i cui fili siano tenuti e mossi, dalla provvidenza non più, ma anzi dalle categorie economiche. Queste categorie sono esse stesse divenute e divengono, come tutto il resto; - perché gli uomini mutano quanto alla capacità e all'arte di vincere, aggiogare, trasformare ed usare le condizioni naturali; - perché gli uomini cambiano animo ed attitudini per la reazione degli istrumenti loro sopra di loro stessi; - perché gli uomini mutano nei loro rispettivi rapporti di conviventi, e perciò di dipendenti in vario modo gli uni dagli altri. Si tratta, insomma, della storia, e non dello scheletro suo. Si tratta del racconto e non dell'astrazione; si tratta di esporre e di tratteggiare l'insieme, e non già di risolverlo e di analizzarlo soltanto; si tratta, a dirla in una parola, ora come prima e come sempre, di un'arte.
Può darsi il caso, che il sociologo, il quale segua i principii del materialismo economico, si proponga di circoscriversi alla sola analisi, poniamo ad esempio, di quello che eran le classi al momento che la Rivoluzione Francese scoppiò, per giungere poi alle classi, che dalla Rivoluzione resultano e ad essa sopravvivono. In questo caso i titoli, e le indicazioni e le classificazioni della materia da analizzare sono precisi, p. e. la città e la campagna, l'artigiano e l'operaio, i nobili e i servi, la terra che si libera dagli oneri feudali e i piccoli proprietarii che si formano, il commercio clic si emancipa da tante restrizioni, il danaro che si accumula, l'industria che prospera, e così via.
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