- ebbe mai, o ha, cotesta dottrina alcuna solida base e sicura diffusione nel nostro paese? - e, al postutto, il partito socialistico italiano ha tanta forza già, e tale estensione su le masse e tra le masse, ed ha in se stesso tale sviluppo e tale complessità di condizioni e di attinenze politiche, da rivelare quei caratteri precisi e spiccati di stabile e duratura organizzazione proletaria, data la quale il discutere a fondo della dottrina gli è discuter di cose e non di parole? - e, per andare più al fondo, c'è chi possa dire, che in questo paese nostro sia stata già percorsa tutta la via crucis delle trasformazioni economiche, a capo delle quali s'è avverato altrove ciò che dicesi sistema capitalistico, del quale il marxismo, alla sua volta, è poi il contraccolpo critico?
Chi si fosse proposte coteste domande, e altre simili, sarebbe venuto nella onesta conclusione, che non ci può essere la crisi di ciò...che non esiste ancora.
Può darsi, anzi si dà di certo, che tutti cotesti necrologisti del socialismo ignorassero come la frase di crisi del marxismo fosse stata coniata e messa in circolazione per l'appunto dal professore Masaryk, al quale (lui ignaro tuttora, come accade spesso agli stranieri, delle cose d'Italia) è capitata l'insigne sorte di portare nel nostro paese un nuovo ed inatteso contributo alla fortuna delle parole. Ma gli è proprio così. La espressione di crisi del marxismo fu inventata da Masaryk nei numeri 177-79 della "Zeit" di Vienna, del febbraio del 1898, e quegli articoli suoi furon poi raccolti in opuscolo (10), con la data del 10 marzo: - e, si badi bene, non perché l'autore di tale scoperta letteraria avesse in animo di dichiarare la morte del socialismo, ma solo perché gli parve di constatare (mi si passi la parola di gergo giornalistico) la crisi per entro al marxismo; - ed egli difatti conchiudeva così: "Io vorrei ammonire i nemici del socialismo, di non farsi delle vane speranze in pro dei loro partiti per questa crisi del marxismo, la quale potrà dare anzi gran forza al socialismo, quando i suoi capi vorranno criticarne liberamente i fondamenti e superarne i difetti.
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