Ora mi pare si tenga in disparte dalla politica. Pubblica una rivista, che è un quissimile della nostra "Nuova Antologia", ed è dotto di mestiere, cioè gran leggitore e riferitore accurato di ciò che legge, fino al minimo della più minuta minutaglia. E questo è il primo e principale difetto del libro suo; nel quale si discorre di molte ed infinite cose, ma alla realtà, al fatto, al vivo non si arriva mai. L'autore ha come intercettata la vista dalla carta stampata, e dalle ombre degli scrittori tra i quali s'aggira con pari ossequio per tutti, come chi abbia l'occhio privo di virtù prospettica.
Non è forse il principale dovere di chi si metta per la via di discutere dei fondamenti del marxismo di essere in grado di rispondere, ma dal vivo, a questa domanda: credete voi o non credete alla possibilità di una trasformazione della società dei paesi più civili, per la quale cesserebbero le cause e gli effetti delle presenti lotte di classe? Di fronte a tale problema generale gli è davvero d'importanza secondaria il modo della transizione a quello stato futuro, desiderato o previsto; perché quel modo sfugge al nostro arbitrio, e certo non dipende dalle nostre definizioni. Per rispetto a cotesta tesi generale gli è cosa, non dirò indifferente, ma certo di valore assai subordinato, il sapere, qual parte del pensiero e delle opinioni, (molti confondono maledettamente quello e queste!) di Marx e dei suoi prossimi seguaci ed interpreti collimi o non collimi con le presenti e con le future condizioni del movimento proletario: perché non occorre di essere seguaci sfegatati del materialismo storico per intendere, come le dottrine valgono in quanto dottrine, cioè in quanto sono una luce intellettuale portata sopra un ordine di fatti, ma che in quanto sono dottrine non son causa di nulla.
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Antologia Marx
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