Povera e nuda vai filosofia!
Alquanto sconnessa è la trattazione che l'autore dedica al materialismo storico (pp 92-168), indugiandosi in prima sul divario delle definizioni, per venire infine ad una critica tutta fondata su la vecchia nenia della dottrina dei fattori, più o meno dissimulata in una fraseologia sociologica e psicologica alquanto dubbia ed incerta. In conclusione all'autore repugna il pensiero di una concezione obiettivamente unitaria della storia; e gli capita spesso di confondere la spiegazione del complesso storico mediante il variare innanzi tutto della struttura economica, con la spiegazione illico et immediate del fatto storico determinato per via delle rispettive ed individuate condizioni economiche. Non deve quindi recar meraviglia di vedere come Marx venga considerato quale una specie di Comte alterato in peggio, che diventa poi un inconsapevole seguace di Schopenhauer nell'accettare il primato della volontà, dottrina che contraddice però alla sacramentale tricotomia psicologica d'intelletto, sentimento e volere. Può darsi che quel povero Marx ignorasse, come l'uomo sia fornito, oltre che dell'intelletto, anche d'un fegato (sic!), il che è tanto più sorprendente, in quanto che lui era assai fegatoso (sic!) per le quali buone ragioni può essere accaduto non s'avvedesse, che il soppravvalore è un concetto principalmente etico (sic!). Al professore di Università, che tratta la sua materia come il suo mestiere, può venir facilmente la tentazione di far passate un determinato autore sotto lo scrutinio di tutte quelle altre dottrine che lui critico abbia l'abitudine di studiare e di maneggiare.
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