A me sarebbe bastato, p. e., ciò che è detto a pagine 509-19, in una specie di pausa interposta alla rete fitta dei paragrafi, come per venire ad una certa maniera di giudizio finale, al quale poi, per difetto di stile, manca pur troppo la concentrazione del pensiero nella concisione degli enunciati. In questo tentato riassunto è come raccolta la caratteristica del marxismo, la qual cosa dà maggior risalto alla tesi dell'autore. - Marx (questo è il succo della caratteristica), segna l'estremo limite della reazione contro il subiettivismo, in quanto che per lui la natura è il prius e la coscienza non è che resultato, dunque obiettivismo positivo assoluto; per lui la storia è l'antecedente e l'individuo è il conseguente, dunque negazione assoluta dell'individualismo. La questione della conoscenza è puramente pratica. Tra natura dell'uomo e storia umana c'è perfetta equazione. Non c'è altra fonte di conoscenza dell'uomo, da quella in fuori che ci offre la storia. L'uomo è tutto in ciò che l'uomo fa. Di qui il fondamento economico di tutto il resto. Di qui il lavoro come filo conduttore della storia. Di qui la persuasione, che le varie forme sociali non siano, se non le forme varie della organizzazione del lavoro. Di qui la veduta del socialismo non più come di semplice aspirazione o aspettazione. Di qui il concetto del comunismo, non come di semplice sistema di rapporti economici, ma come di una innovazione di tutta la coscienza, oltre i limiti di tutte le presenti illusioni, e nell'assetto dell'umanesimo positivo.
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