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      - Ma cotesto estremo obiettivismo s'infrange ora nel ritorno a Kant, ossia nel criticismo. Marx fu incompleto. Non seppe superare Hegel, non trovò l'espressione adeguata delle sue tendenze, ricadde nella romantica di Rousseau, invano si provò a districarsi da Ricardo e da Smith, dei quali tentò la critica, e rimase autore di un sistema incompleto. C'è in lui come una tragica filosofica. Fece servire a nuovi ideali le idee già vecchie, non seppe trovare altre molle al rivoluzionarismo, se non negl'impulsi all'edonismo, e per ciò rimase aristocratico ed assolutista nella sua passione rivoluzionaria.
      Cotesti tratti, che sarebbero pennellate per chi disponesse della facoltà dello stile, questi tratti i quali possono farci avvertiti del come corra attraverso tutta la storia una continua gran tragedia del lavoro (13), lasciano impassibile il nostro autore nella sua accademica pedanteria. Lui non contrappone concezione a concezione nel rapido sguardo di una nuova interpretazione dei destini umani, ma obietta solo in nome "della missione del nostro tempo a ritrovare una nuova sintesi delle scienze" (p. 513). - E qui di nuovo Hume e Kant, e la domanda: che è la verità? E poi si discorre della nuova neoetica, che deve discendere scientificamente alla critica della società. La nuova filosofia deve risolvere il problema della religione, che Marx credette d'aver superato, facendo di quella una forma illusionale. Il pessimismo è la nota dominante del nostro tempo.
      Schopenhauer s'avvicinò in parte al vero, nel fare della volontà la radice del mondo.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163

   





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