La questione sociale è un dato - il socialismo è anch 'esso un dato - socialismo e marxismo oramai fanno uno (l'autore ripete ciò più volte, e mi pare che sbagli di grosso), ma la questione sociale deve avere soluzioni diverse da quelle aspettate dal socialismo-marxismo; dunque ritocchiamo, rifacciamo, sconvolgiamo la Weltanschauung, che sta a base del marxismo, e giacché gli stessi marxisti, o quasi, ne ridiscutono, entriamo da arbitri nella crisi.
Ciò che il Masaryk, proprio lui, veramente voglia in pratica, lo sapremo forse meglio un'altra volta; ed io confesso, che, per parte mia, non mi struggo dal desiderio di saperlo. Ma questa lettura mi ha fatto ripensare a tutto un secolo di storia delle idee.
Il positivismo, dalle sue origini è stato sempre alle calcagna e socialismo. Ideologicamente le due cose nacquero, quasi a un tempo, nella mente indistintamente geniale di Saint-Simon. Furono come il complemento, per antitesi, dei principi della Rivoluzione. La opposizione fra i due termini si venne svolgendo nella variopinta discendenza saint-simoniana; e a un certo punto il Comte divenne il rappresentante della reazione (aristocratica, direbbe il Masaryk), che dispensa agli uomini, nel quadro fisso del sistema, il posto e la destinazione, in nome della scienza classificativa ed onnisciente. A misura che il socialismo è diventato la coscienza della lotta di classe per entro all'orbita della produzione capitalistica, e a misura che la sociologia, più volte mal tentata, s'è venuta consolidando nel materialismo storico, il positivismo, da erede infedele dello spirito rivoluzionario s'è chiuso nell'orgoglio della sovraeminente classificazione delle scienze, che disprezza il concetto materialistico della scienza stessa, come di cosa mutabilmente consona al variare delle condizioni pratiche, ossia del lavoro.
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