Quelle aggiunte ora io riporto qui in Appendice (I e II).
Roma, 30 maggio 1902.
I.
Roma, 20 aprile '97
Caro signor Sorel,
da un pezzo vo pensando d'intrattenermi con voi in una specie di conversazione per iscritto.
Sarà questo il modo migliore, e il più acconcio, onde io v'attesti la mia gratitudine per la Prefazione, della quale mi avete onorato. Va da sé, che, così dicendo, io non mi fermo con la mente a ricordare soltanto le parole cortesi, delle quali mi siete stato prodigo con tanta profusione. A quelle parole io non potevo non risponder subito, e sdebitarmene nella forma della lettera privata. Né ora sarebbe più il caso, che io mi andassi diffondendo con voi in complimenti; proprio in lettere, le quali, o a voi, o a me, potrà parere più in là opportuno di pubblicare. Che varrebbe, del resto, che io venissi ora a far proteste di modestia, schermendomi dalle vostre lodi? Voi mi avete oramai costretto a rinunciare a tali sforzi. Che i miei due saggi, appena rudimentali, di materialismo storico corrano in Francia nella forma di un quasi libro, ciò è tutto merito vostro; per averli voi rnessi e prcsentati al pubblico in tale assisa. Non fu mai nelle inclinazioni mie di faire le livre, secondo il senso che voi francesi, ammiratori e seguaci sempre della classicità letteraria, date a cotesta espressione. Sono io, anzi, di quelli i quali vedono in cotesto continuarsi del culto per la forma classica una specie d'impaccio - come sarebbe di un abito che mal s'attagli alla persona - alla espressione propria, adeguata e conveniente dei resultati del pensiero rigorosamente scientifico.
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