Nossignore: essi furono critici e polemisti, non solo nello scrivere, ma perfino nell'atto d'operare, e non esibirono mai le proprie persone loro e le proprie idee ad esemplare od a modello: dichiararon sì le cose stesse, ossia i procedimenti storico-sociali, in senso rivoluzionario, ma con animo di chi non misuri i grandi rivolgimenti storici alla stregua della personale e fantastica impulsività. Inde le irae di molti! Fossero stati per lo meno di quei professori umanissimi, che scendono di tanto in tanto dal piedistallo, per onorare di loro consigli il misero e meschino popolo, atteggiati, or d'un modo or d'un altro, a protettori e mecenati della question sociale! Tutt'all'incontrario: - identificando se stessi con la causa del proletariato, essi furono tutt'una cosa sola con la coscienza e con la scienza della rivoluzione proletaria. Rivoluzionarii per ogni rispetto compiuti (ma non passionati e passionali), pur nondimeno non suggerirono mai, né piani combinatorii, né artificii politici, mentre del resto spiegavano teoreticamente e aiutavano praticamente la nuova politica, che il nuovo movimento operaio indica e precisa come una necessità attuale della storia. In altre parole, e può sembrare quasi incredibile, furon qualcosa di diverso e di più che dei semplici socialisti: e di fatti, molti non più che semplici socialisti, o rivoluzionarii ancor più semplici, li ebbero spesso, non dirò in sospetto, ma di certo in uggia e in avversione.
Non ci sarebbe da finirla a volerle enumerar tutte le cagioni, che per lunghi anni ritardarono la discussione obiettiva del marxismo.
| |
|