Voi sapete bene che in Francia il materialismo storico è tutt'ora trattato da parecchi scrittori, che pur sono nell'ala sinistra dei partiti rivoluzionarii, non come usa di un portato dello spirito scientifico, sul quale la critica che attinga alla scienza abbia, come ha di fatto, l'indubitabile diritto di esercitarsi, ma come tesi personale di due scrittori, che, per notevoli o grandi che si fossero, rimangon sempre due fra gli altri capiscuola del socialismo, per es., due fra i tanti X...(6) dell'universo! Per spiegarmi meglio, dirò, che contro di questa dottrina non si levarono soltanto tutte quelle buone o cattive ragioni, le quali di solito tornan di ostacolo e d'indugio alle innovazioni del pensiero, proprio fra i dotti di mestiere; perché assai spesso, anzi, le obiezioni nacquero da uno speciosissimo motivo, che cioè le teorie di Marx e di Engels fossero considerate come opinioni di compagni, e misurate quindi al sentimento di simpatia o di antipatia pratica che quei compagni destavano. Ecco le bizzarre conseguenze della democrazia prematura, che non ci sia dato di sottrarre proprio nulla al controllo degl'incompetenti, nemmeno la logica!
Ma c'è dell'altro. All'apparizione del primo volume del Capitale nel 1867, i professori e gli accademici, specie quei di Germania, n'ebbero come un grave colpo sul capo. Era quello un tempo di languore per la scienza economica. La scuola storica non avea ancora prodotto in Germania i ponderosi e spesso utili lavori venuti in luce più tardi.
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