Del ricordo di Marx è tutta inficiata al presente la letteratura sociale della Germania.
Ma ciò non potea accadere nel 1867. Il Capitale venne alla luce proprio in quel tempo, nel quale la Internazionale cominciava a far parlar di sé, e a breve andare apparve terribile, non solo per quello che intrinsecamente essa fu, e per ciò che sarebbe di fatti diventata, senza il grave colpo che le venne dalla guerra franco-prussiana e dal tragico incidente della Comune, ma anche per le focose amplificazioni di alcuni dei suoi componenti, e per le mene stupidamente rivoluzionarie di parecchi che v'entrarono da intrusi. Non era forse notorio che l'Indirizzo inaugurale dell'Associazione dei Lavoratori (del quale Indirizzo non è socialista che non abbia tuttora qualcosa da imparare) era uscito dalla penna di Marx; e non s'avea forse ragione di attribuire a lui gli atti e le deliberazioni più praticamente e politicamente risolute della Internazionale stessa? Ora, mentre un rivoluzionario di indubitata lealtà e di singolare acume, quale fu Mazzini, potea permettersi di confondere la Internazionale, cui Marx rivolgeva l'opera sua, con l'Alleanza Bakuniniana, che maraviglia c'è, se i professori tedeschi s'indugiassero tanto ad entrare nelle vie di una critica dottrinale con l'autore del Capitale? Com'era possibile di venire così presto a patti di discussione, a tu per tu, con un uomo, che, mentre era, per così dire, impiccato in effigie in tutte le leggi d'eccezione a uso Favre e consorti, ed era tenuto qual complice morale di tutti gli atti dei rivoluzionarii, compresi gli errori e le stravaganze di costoro, proprio nel medesimo tempo dava alla luce un libro magistrale, qual novello Ricardo, che studii impassibile i procedimenti economici, more geometrico?
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