Solo nell'esperienza di tale giostra pratica, solo nello studio cotidiano della lotta di classe, solo nella prova e riprova delle forze proletarie raccolte già in fascio e concentrate, ci è dato di verificare, les chances del socialismo: se no, si è e si rimane utopisti, anche nel riverito nome di Marx.
Contro di cotesti neoutopisti, non altrimenti che contro i sopravvissuti delle vecchie scuole, e contro le varie deviazioni del socialismo contemporaneo, i due nostri autori aguzzaron sempre e di continuo gli strali della critica. Come nella loro lunga carriera fecero della loro scienza la guida della loro pratica, e dalla loro pratica trassero materia e indicazione ad una più approfondita scienza, come non trattaron mai la storia qual cavallo da inforcare e da mettere al trotto, né si dettero alla ricerca di formule atte a destare le momentanee illusioni; così furono, per la necessità delle cose, portati a misurarsi in critica aspra, violenta, risoluta, con tutti quelli, che agli occhi loro apparivano capaci di nuocere al movimento proletario. Chi non ricorda? - i proudhonisti per esempio, di qua, con la pretesa di distruggere lo stato astraendone ad arte, come chi chiuda gli occhi e finga di non vedere; - di là quei blanquisti d'un tempo, che lo stato voleano togliersi in mano per forza, per poi fare la rivoluzione; - e Bakunin che si caccia surrettiziamente nell'Internazionale, e costringe gli altri a scacciarnelo; - e poi di qua e di là la pretesa delle tante scuole del socialismo, e la concorrenza di tanti capitani!
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