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      Dato pure il caso che editori e librai, abili e solerti, si dessero la briga di diffondere, non che nella sola Francia, negli altri paesi civili ancora, le traduzioni di tutti gli scritti del materialismo storico, ciò varrebbe solo a stimolare, ma non già a formare e fermare nelle rispettive nazioni le energie fattive, che producono e tengono in rigoglio un indirizzo del pensiero. Pensare è produrre. Imparare è produrre riproducendo. Noi non sappiamo bene e davvero, se non ciò che noi stessi siam capaci di produrre, pensando, lavorando, provando e riprovando; e sempre per virtù delle forze che ci son proprie, nel campo sociale e dall'angolo visuale in cui ci troviamo.
      E poi la Francia, con la sua grande storia, con la sua letteratura, che fu così dominante per secoli, con la sua ambizione patriottica, e con quella sua così propria differenziazione etnico-psicologica, che si riflette per fino nei prodotti più astratti del pensiero! Non starò proprio, io italiano, ad assumermi le parti di difensore di quei vostri sciovinisti, ai quali voi infliggete così meritato biasimo. Ma ricordiamo pure ciò che accadde nel secolo passato. Il pensiero rivoluzionario derivò da più parti del mondo civile, dall'Italia, dall'Inghilterra, dalla Germania, ma non fu europeo, se non a patto di plasmarsi in ispirito francese; e la rivoluzione europea fu la rivoluzione francese. Questa gloria imperitura della vostra nazione pesa, come tutte le glorie su la nazione stessa, quale incubo di radicato pregiudizio.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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