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      Torno per un momento su la questione del tradurre. L'Antidühring è il libro che prima di ogni altro conviene che entri nella circolazione internazionale. Pochi libri io conosco, che possano stargli a paro, per densità di pensiero, per molteplicità di punti di vista, per duttilità di penetrazione suggestiva. Può essere una medicina mentis per la gioventù intellettuale, che di solito si volge, incerta di sé e con criterii assai vaghi, a ciò che genericamente ha nome di socialismo: e così fu nel tempo in cui apparve, come ne andò scrivendo un tre anni fa il Bernstein, in una specie di commemorazione pubblicata nella "Neue Zeit". Nella letteratura socialistica rimane quello il libro insuperato.
      Ma quel libro non è tetico, anzi è antitetico. Salvo i brani isolabili, come son quelli i quali presero corpo di opuscolo per sé stante, che fa da un pezzo il giro del mondo (Del passaggio del socialismo dall'utopia alla scienza), quel libro ha a suo filo conduttore la critica del signor Dühring, in quanto ei fu inventore di una filosofia e d'un socialismo a modo suo. Or qual persona, che non viva nella cerchia dei professanti scienza, e quanti non tedeschi hanno proprio il dovere d'interessarsi del signor Dühring? Ogni nazione ha, pur troppo, i suoi Dühring. Un Engels di altra nazione, chi sa quali altri anti-chi sa che cosa avrebbe scritto o scriverebbe. L'effetto vero di quel libro mi pare debba esser questo su i socialisti di altri paesi e lingue, che li abiliti a fornirsi di quelle attitudini critiche, che giovano per iscrivere tutti gli altri anti-x occorrenti a combattere ogni altra qualche cosa, che imbarazzi od inficii il socialismo, in nome di tante sociologie pullulanti d'ogni parte.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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