Quando Engels nell' Antidühring usava della parola metafisica in senso peggiorativo, intendeva appunto di riferirsi a quelle maniere di pensare, ossia di concepire, di inferire, di esporre, che son l'opposto della considerazione genetica, e quindi (subordinatamente) dialettica delle cose. Tali maniere son contrassegnate da questi due caratteri: in prima dal fissare, come per sé stanti, e del tutto indipendenti l'uno dall'altro, quei termini del pensiero, i quali in verità son termini solo in quanto rappresentano i punti di correlazione e di transizione ai un processo; e, in secondo luogo, nel considerare quei termini stessi del pensiero come un presupposto, un'anticipazione, o anzi un tipo od un prototipo della povera e parvente realtà empirica. Nel primo rispetto, per es., causa ed effetto, mezzo e fine, ragion d'essere e realtà, e così via, si presentano allo spirito soltanto come termini distinti, e quindi diversi, e alcune volte opposti; quasiché si desser cose, che siano per sé esclusivamente cause ed altre che siano per sé esclusivamente effetti, e così di seguito. Nel secondo caso pare come se il mondo dell'esperienza ci si andasse disintegrando e scindendo innanzi agli occhi in sostanza ed accidenti, in cosa in sé e fenomeno, in possibilità e in ovvia esistenza. Tutta cotesta critica si risolve nell'esigenza realistica di considerare i termini del pensiero, non come cose ed entità fisse, ma come funzioni; perché quei termini hanno valore, solo in quanto noi abbiamo qualcosa da pensare attivamente, e siamo in effettivo atto di pensare, procedendo.
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Engels Antidühring
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