Cotesta tendenza vorrebbero alcuni significare, appunto quando dicono superata la metafisica (in ogni senso); mentre altri, che son più esatti, suppongono che la scienza giunta a perfezione sia già la filosofia riassorbita. La medesima tendenza giustifica quella dicitura di filosofia scientifica, che altrimenti sarebbe d'un risibile barocchismo. Se cotesta espressione può mai aver un riscontro pratico di evidenza probativa, gli è proprio nel materialismo storico, come fu nella mente e negli scritti di Marx. Ivi la filosofia è tanto nella cosa stessa, e in essa e con essa rifusa, che il lettore di quegli scritti ne prova l'effetto, come se il filosofare non sia se non la funzione stessa del procedere scientificamente.
Devo io qui stare a fare delle confessioni; o mi tocca solo di limitarmi a discorrer con voi obiettivamente, su quei punti che possono riavvicinarci negli intenti? Se io dovessi fermarmi alle espressioni aforistiche, che son proprie della confessione, io direi così: - a) l'ideale del sapere deve esser questo, che in esso cessi la opposizione fra scienza e filosofia; - b) ma, come la scienza (empirica) è in continuo divenire, e si moltiplica così nella materia come nei gradi, differenziando in pari tempo gl'ingegni che i singoli rami ne coltivano, e d'altra parte s'è accumulata e s'accumula di continuo sotto al nome di filosofia la somma delle cognizioni metodiche e formali; - c) così la opposizione tra scienza e filosofia si mantiene e si manterrà, come termine e momento sempre provvisorio, per indicare appunto, che la scienza è di continuo in sul divenire, e che in cotesto divenire entra per non poca parte l'autocritica.
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Marx
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