Pagina (79/183)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dico tendenza, e aggiungo tendenza critico-formale. Non si tratta già, insomma, di tornare alla intuizione teosofica o metafisica della totalità del mondo, come se noi, per atto di cognizione trascendente, giungessimo issofatto alla visione della sostanza a tutti i fenomeni e processi sottostante. La parola tendenza esprime precisamente l'adagiarsi della mente nella persuasione, che tutto è pensabile come genesi, che il pensabile, anzi, non è che genesi, e che la genesi ha i caratteri approssimativi della continuità. Ciò che differenzia cotesto senso della genesi dalle vaghe intuizioni trascendentali (per es., Schelling) è il discernimento critico, e quindi il bisogno di specificare la ricerca: ossia il riavvicinamento all'empirismo per ciò che concerne il contenuto del processo, e la rinuncia alla pretesa di recarsi in mano lo schema universale di tutte le cose. I volgari evoluzionisti fanno così: afferrata la nozione astratta del divenire (evoluzione), ci caccian dentro ogni cosa, dal concretarsi della nebulosa alla fatuità loro. Così facevano i ripetitori di Hegel, col ritmo soprastante e perpetuo, della tesi, antitesi e sintesi. Ragione precipua dell'accorgimento critico, col quale il materialismo storico corregge il monismo, è questa: che esso parte dalla praxis, cioè dallo sviluppo della operosità, e come è la teoria dell'uomo che lavora, così considera la scienza stessa come un lavoro. Porta infine a compimento il senso implicito alle scienze empiriche; che noi, cioè, con l'esperimento ci riavviciniamo al fare delle cose, e raggiungiamo la persuasione, che le cose stesse sono un fare, ossia un prodursi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





Schelling Hegel