Per poco che s'esca da questa linea, o si ricade nel semplice empirismo (la nonfilosofia), o si trascende alla iperfilosofia, ossia alla pretesa di rappresentarsi in atto l'Universo, come chi ne possedesse la intuizione intellettuale.
Leggete, di grazia, se non l'avete già letta, la conferenza di Haeckel sul monismo, che fu volgarizzata in Francia da un appassionato darwinista della sociologia(25). In quell'insigne scienziato si confondono tre attitudini diverse: una maravigliosa capacità alla ricerca e dichiarazione dei particolari, una profonda elaborazione sistematica dei particolari appurati, e una poetica intuizione dell'Universo, che pur essendo della immaginazione, alcune volte pare della filosofia. Ma mettere voi, illustre Haeckel, tutto l'Universo, dalle vibrazioni dell'etere alla formazione del cervello; ma che dico del cervello, anzi giù giù, dopo questo, dalle origini dei popoli e degli stati e dell'etica fino ai tempi nostri, compresi i principotti protettori della vostra Università di Iena, ai quali fate le riverenze, in sole 47 pagine in-8°, è cosa superiore per fino all'eccellenza dell'ingegno vostro! Non vi sovviene forse di quei tanti buchi, che l'Universo presenta anche alla provetta scienza nostra: o avete a casa un grande armadio pieno di quei berretti da notte, che Heine dicea usassero gli hegeliani a covrire quei buchi? O non vi ricordate di cosa che dovrebbe più direttamente scottarvi: quel tale batibio, che prese nome da voi in una scoverta dell'Huxley, che era poi, viceversa, un solenne qui- pro-quo?
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