Come fate voi, von Hartmann, a bazzicare da tanti anni con l'Inconsapevole, che voi così consaputamente vedete operare; e voi, signor Spencer, a manovrate di continuo col riconoscimento dell'Inconoscibile, che in fondo voi in qualche modo sapete, se nefate il limite del conoscibile? In fondo a cotesta fraseologia dello Spencer si cela il dio del catechismo; - c'è, insomma, il residuo di una iperfilosofia, che rassomiglia, come la religione, al culto di quell'ignoto, che, in uno e medesimo tempo si dichiara ignoto, e pur si afferma di conoscere in certa guisa facendone oggetto di riverenza. In tale stato d'animo la filosofia è ridotta allo studio dei fenomeni (parvenze), e il concetto di evoluzione non implica punto che la realtà stessa divenga.
Per il materialismo storico il divenire, ossia l'evoluzione, e invece reale, anzi è la realtà stessa; come è reale il lavoro, che è il prodursi dell'uomo, che ascende dalla immediatezza del vivere (animale) alla libertà perfetta (che è il comunismo). In questa inversione pratica del problema della conoscibilità, noi ci rechiamo interamente in mano la scienza, in quanto essa è il fatto nostro. Una nuova vittoria sul feticcio! Il sapere è per noi un bisogno, che empiricamente si produce, si raffina, si perfeziona, si corrobora di mezzi e di tecnica, come ogni altro bisogno. Noi via via conosciamo ciò che ci occorre di conoscere. L'esperimentare è un crescere; e ciò che chiamiamo il progresso dello spirito, non è se non un accumularsi di energie di lavoro.
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