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      Che mi chiede, dunque, il De Bella? Che io, a guisa di giovane seminarista, pur mo svestito, ritorni a scuola! O vuole ch'io mi faccia ribattezzare da Darwin, riconfermare da Spencer, reciti poi la confessione generale innanzi ai compagni, e mi prepari a ricevere da lui l'estrema unzione? Per quieto vivere lascerei correre tutto il resto; ma contro all'appello alla coscienza dei compagni protesto recisamente. I compagni rigidi e perfino tirannici per ciò che si attiene alla condotta politica del partito in una certa misura e in date condizioni, li ammetto. Ma i compagni che abbiano autorità di pronunziare da arbitri in fatto di scienza.. - solo perché compagni... via, la scienza non sarà messa ai voti mai, nemmeno nella cosiddetta società futura!
      O vuole una più modesta cosa, che io, cioè, affermi e giuri che il marxismo non è la scienza universale, e che gli oggetti che contempla non sono l'Universo? Concedo subito. E sfido che io possa non concedere. Mi basta di ricordarmi dell'orario della Università, e dei moltissimi corsi che enumera. Anzi concedo ancora di più. Ecco qua: "Questa dottrina non è se non agl'inizii suoi, ed ha bisogno ancora di molto sviluppo" (Del materialismo storico, cap. I)(29).
      Difatti, ciò che tormenta il De Bella e tanti altri, gli è appunto la caccia alla universale filosofia, nella quale il socialismo possa poi essere bene allogato, come la parte nella visione del tutto. S'accomodino! La carta è paziente: così dicono gli editori tedeschi agli autori novellini.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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