Eran quelli gli anni, nei quali, per la intensiva ed estensiva applicazione del principio dell'energia, della teoria atomica e del darwinismo, e col ritrovamento delle accertate forme e condizioni della fisiologia generale, si rivoluzionava a vista d'occhi tutta la concezione della natura. E in pari tempo, l'analisi comparativa delle istituzioni, in concorrenza con la linguistica e con la mitologia comparata, e poi la preistoria tutta, e, da ultimo, la economia storica, rovesciavano la più parte delle posizioni di fatto e delle ipotesi formali, su le quali, e per le quali, si era per l'innanzi filosofato sul diritto, su la morale e su la società. I fermenti del pensiero, quei fermenti che sono impliciti nelle nuove o nelle rinnovate scienze, non accennavano, come non accennano ancora, allo sviluppo di una novella sistematica filosofica, che tutto il campo della esperienza contenga e domini. Passo sopra alle filosofie di privato uso ed invenzione, com'è il caso dei Nietzsche e dei von Hartmann, e mi risparmio ogni critica diquesti pretesi ritorni ai filosofi di altri tempi(30), che dànno per resultato una filologia in cambio della filosofia, com'è accaduto dei neokantiani.
Mi soffermo a notare il quasi inverosimile equivoco verbale, per il quale molti ingenuamente, e specie in Italia, confondono senz'altro quella specificata filosofia, che è il positivismo, col positivo, ossia col positivamente acquisito nella interminabile nuova esperienza naturale e sociale. A costoro capita, per es., di non saper distinguere nello Spencer, ciò che è merito incontrastabile in lui, d'aver cioè concorso a formare la fisiologia generale, da ciò che è impotenza in lui a spiegare un solo fatto storico concreto per mezzo della sua sociologia del tutto schematica.
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