A costoro accade di non distinguere, nello stesso Spencer, ciò che è dello scienziato da ciò che è del filosofo; il quale, giuocando di scherma con le categorie dell'omogeneo, dell'eterogeneo, dell'indistinto, e del differenziato, del conosciuto e dell'inconoscibile, è anche lui un trapassato: è, cioè, a volte un kantiano inconsapevole e a volte un Hegel in caricatura.
L'ordinamento della Università deve anch'esso spiccatamente riflettere lo stato attuale della filosofia, che ormai consiste nella immanenza del pensiero nel realmente saputo; e, cioè, consiste nell'opposto di ogni anticipazione del pensiero sul saputo, per via della teologica o metafisica escogitazione" (L'Università e la libertà della scienza, Roma 1897, pp. 15, 16 e 17)(31).
Al postutto poi cotesta filosofia, dirò così, vagheggiata dal De Bella, non sarebbe, in fondo, se non una riedizione della triunità Darwin-Spencer-Marx, messa in giro con tanta suggestione di eloquenza, ma con tanto poca fortuna(32), or son tre anni già, da Enrico Ferri. Ebbene, caro Turati, io voglio fare onestamente la parte dell'avvocato del diavolo, e riconosco, che in coteste incerte aspirazioni alla filosofia del socialismo, (e poco manca, alcuni non credano che debba essere una specie di filosofia a privato uso dei soli socialisti) e perfino nei molti spropositi che qua e là si vanno dicendo, c'è un nocciolo di sentimento giusto, che risponde ad un reale bisogno. Molti di quelli che in Italia si dànno al socialismo, e non da semplici agitatori, conferenzieri e candidati, sentono che è impossibile di farsene una persuasione scientifica, se non riallacciandolo per qualche via o tramite alla rimanente concezione genetica delle cose, che sta più o meno in fondo a tutte le altre scienze.
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