C'è come una lunga scala di opinioni, in contrapposto al diritto esistente: dal paradosso intinto di misticismo, che la società punisca i delitti che essa cova, alla esigenza umanitaria, che la educazione eguale per tutti giustifichi, col porne le condizioni di attuabilità, il principio della legge eguale per tutti. La punta acuta di tutta la critica è quella dei socialisti conseguenti: i quali, partendo dal concetto delle differenze di classe, come essenziali al presente vivere sociale, non cercano nel diritto del punire, come non cercano in nessun'altra parte del diritto esistente, la giustizia eguale per tutti; perché ciò sarebbe come cercare l'inverosimile, data questa forma di società, in cui le differenziazioni sono le cause e il contenuto della compagine stessa. Questo diritto di mezzana giustizia, che contraddice il più delle volte a se stesso, è insito ad una società, in cui il postulato della eguaglianza deve smentire di continuo se stesso. La menzogna è assai più palese in quella bella trovata degli apologisti della forma capitalistica, quando dicono, che alla fin fine i salariati son dei liberi cittadini, che liberamente si dànno a mercede pattuendo alla pari con quei loro eguali, che sono i capitalisti! - Ma noi socialisti cotesto principio in sé contraddittorio non vogliamo abbandonarlo, per andar poi a braccetto dei reazionarii, che per altre ragioni lo combattono, e per altre vie vorrebbero eliminarlo: anzi noi l'accettiamo come la negatività immanente alla società borghese, ossia, come il suo storico corrosivo.
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