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      L'antropologia criminale è venuta in buon punto a sussidiare dei suoi studii speciali la tesi critica, che mette in evidenza l'inverosimile della legge eguale per tutti. In questo senso essa è una dottrina progressiva. Alle differenze sociali, che rendono assurdo il postulato della responsabilità eguale per tutti, secondo la tipica forma della volontarietà della mente sana, ha aggiunto lo studio delle differenze presociali, che sono i limiti che la bestialità contrappone, come forze invincibili, a qualunque azione di adattamento educativo. Non occorre qui di vedere, se essa abbia esagerata la estensione di cotesta bestialità, interpretando male i casi che intendeva di studiare, e amplificando alcune volte fantasticamente i resultati di parziali e poco precise osservazioni. Ciò che importa qui è di dire, che essa, per un certo rispetto metodico, ricade, inconsapevolmente, nella detestata metafisica. Nella foga legittima di combattere l'ente giustizia e l'ente responsabilità, fissa poi dei fatti naturali, delle disposizioni, cioè, a delinquere, la cui denominazione e definizione va togliendo da quelle categorie della tutela sociale, che rispondono soltanto alle condizioni di vita alle quali gli uomini, in verità solo dopo che son nati, si vanno assuefacendo. In natura, per ispiegarmi, ci sarà la eccessiva e sfrenata libidine, ma non certo l'adulterio (questa è una categoria arcirelativamente sociale!); la rapacità, ma non il furto in tutte le sue economiche specificazioni fino alla firma falsa su la cambiale; il temperamento sanguinano, ma non il regicidio, e così via.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183